lunedì 18 giugno 2012

A chiazze

Bonsoir a tutti, da stasera ho deciso che sul mio blog non metterò più recensioni. E neppure le foto del compleanno, che in tutto sono più di 200 e non si caricherebbero mai. In compenso, metterò di più della mia vita. E per i libri, semplici consigli con nome dell'autore e titolo (il mio cervello non funziona se non leggo, scusate). Sono stata al mare, peccato che mi sono abbronzata a chiazze. =( 
Presto partirò per Parigi e sto rispolverando un pò di francese, anche se sono praticamente certa che dopo qualche giorno lì saprò destreggiarmi. Ce l'ho nelle vene, deve essere così. Scusate ancora se sono stata molto assente, è stata una fase, ma ora torno in me. =D
Au revoir! xoxo
Libro consigliato da leggere sotto l'ombrellone ma gli inguaribili romantici ma anche ironici: Per l'@more basta un clic di Rainbow Rowell
Libro consigliato a coloro che amano i gialli e non ne possono più dei vampiri alla Twilight: Ladra di sangue di Cherie Priest

lunedì 11 giugno 2012

Ma davvero non si capisce?

Non so. Ho deciso di postare il primo capitolo di quello che sto scrivendo. Finora le critiche sono state:
1. non si capisce!
2. ci sono troppe parolacce!


Tutto cominciò una fredda sera di maggio. Il vento sferzava le strade illuminate dagli eleganti lampioni, era sabato, e la gente passeggiava tranquilla, o leggermente ubriaca, a seconda dei casi. Una giovane ragazza americana si fermò a guardare il cielo rapita. Era carina, aveva un sorriso luminoso. Prese per mano Jack, il suo fidanzato, e lo tirò vicino a sé, baciandolo con passione.
-Calma, tigre!- la ammonì lui ridendo.
-Solo perché siamo a Parigi, la città più romantica del mondo e via dicendo, non significa che tu debba essere per forza così espansiva in pubblico!-
A Jack in realtà non dispiacevano le effusioni pubbliche della sua ragazza: in fondo Jennifer era un bel bocconcino e farsi vedere in giro con lei non poteva far altro che aumentare la sua popolarità.
-Non è solo per questo, tesorino- gli rispose lei sensuale, giocando con il bavero della camicia del ragazzo.
-Oggi facciamo due mesi. Non dirmi che non te lo ricordavi!- Jenny mise su il suo solito broncio, che la faceva apparire ancora più sexy, e lo guardò dritto negli occhi.
-Ma no, che dici, amore?-
Jack si riprese rapidamente dall’imbambolamento. Erano passati mesi da quando si era messo con lei eppure c’erano momenti in cui la guardava ancora con la faccia da tonto. Va bene, molto spesso le guardava fisso le tette. Era un adolescente arrapato, cazzo, era normale!
-Anzi, ti ho comprato questo- Jack tirò fuori dalla tasca della giacca bianca una scatolina, tutta ben infiocchettata.
-Jack!- trillò Jenny felice, -Davvero?!-
-Certo…- le rispose lui, insicuro su ciò che voleva dire. Sembrava un ragazzino impacciato, porca miseria!
-Però sediamoci su una panchina, non vorrei che ti cadesse qualcosa- riprese lui, indicandole un punto preciso, nell’oscurità.
-Come sei dolce!- esclamò la ragazza, dirigendosi felice nel luogo appartato, seguita a ruota da Jack.
Una volta seduta lui la rimirò da qualche metro di distanza. Voleva vedere bene la sua espressione quando avrebbe visto il suo regalo. Con i capelli neri, la camicetta bianca con le maniche a sbuffo e la gonna nera arricciata in fondo, il tutto riempito da un corpo di cheerleader, era incantevole. Su una caviglia sottile brillava qualcosa, un braccialetto forse, di cui Jack non si era mai accorto. Strano.
Jenny aveva appena aperto la scatoletta e per quanto il ragazzo si sforzasse di decifrare la sua espressione, non ci riuscì. La ragazza era immobile, con lo sguardo fisso sul suo regalo.
Jack si accorse solo in quel momento che stava trattenendo il fiato, soltanto adesso capiva quanto voleva che le piacesse quello che le aveva comprato.
Jenny tirò fuori con attenzione la catenina, fissandola intensamente. Era d’oro bianco, sottilissima, e aveva un ciondolo: un cuore piatto con incise sopra due lettere da una parte, JJ, e dall’altra 4 ever.
-Tutto qui?- il tono della ragazza era completamente cambiato.
Jack ebbe come l’impressione di sentire il suo cuore cadere da qualche parte, in remote profondità, e rompersi in mille pezzi. Lui era un dongiovanni, come aveva potuto ridursi così per una ragazza, sebbene bellissima? Eppure lo sentiva chiaramente: stava male. Malissimo. Pregò di non piangere ma a quanto pareva Chiunque-Ci-Fosse-Ai-Piani-Alti non stava prestando attenzione.
-Oddio, sei pure un frignone, non solo non sei abbastanza intelligente da comprare diamanti o qualcosa che una ragazza possa indossare senza vergognarsi, ma sei pure così senza palle!- lo aggredì Jenny.
Era vero che il ragazzo era ottenebrato dal dolore, ma gli sembrò di vedere chiaramente che i suoi occhi ora brillavano nell’oscurità, come quelli di un gatto. Perché cavolo aveva scelto quel posto lì, al buio, era diventato cretino?! Non c’era qualcuno che potesse vedere quello che lei gli stava facendo? Non sembrava neanche più Jennifer…
Jack sentiva uno strano sapore il bocca, cattivo. Stava sudando come una fontana, sebbene la temperatura fosse di certo scesa, e le gambe erano due budini.
-Ah, stavolta non mi dispiace neppure, tu sei uno di quelli che se lo meritano- Jenny schioccò le dita e improvvisamente apparve dalle tenebre una massa oscura, di forma vagamente umanoide. Sembrava una fiamma nera, con occhi rossi, che lo perforavano.
-Prendetelo- ordinò l’ombra con voce sepolcrale, un comando svogliato, e dal nulla apparvero due mastini neri, che sembravano molto simili al suo padrone, se non per il fatto che in essi si vedeva anche il bianco delle zanne.
-JENNIFEEER!- urlò Jack, tra le lacrime, prima che i cani infernali gli saltassero addosso, strappandogli i vestiti e dilaniando la sua carne. Trascinandolo per le braccia, dove avevano affondato i denti in profondità, lo portavano verso un buco. Perché non sembrava altro che questo, finchè non vide l’ombra inquietante sprofondarci dentro. Cazzo, non era un buco qualsiasi! Cercò di urlare e di divincolarsi, ma nessuno lo sentì, anzi, i cani strinsero più forte la presa. Jack ululò ancora più forte, in preda alla disperazione e alla paura più totale.
-Sei proprio una femminuccia!- gli gridò contro Jenny, che improvvisamente torreggiava su di lui. Quell’apparizione gli bloccò le corde vocali giusto il tempo di notare che non sembrava più umana: le pupille erano come quelle di un gatto, il sorriso crudele rivelava due canini molto più lunghi del normale e tutt’intorno a lei vorticava qualcosa di scuro, facendole ondeggiare i capelli ed i vestiti, come se stesse sott’acqua.
-Divertiti all’Inferno, tesoruccio-
Le ultime parole di Jack su questa Terra furono: -Brutta troia che non sei altro!-
L’ultima cosa che vide fu la ragazza che aveva amato che buttava con forza il suo regalo sul marciapiede, e poi se ne andava, come se non fosse successo nulla. Quello fece più male di tutti gli insulti del mondo.
Quella stessa notte, mentre Parigi continuava la sua vita notturna incurante dei problemi altrui, per esempio di un ragazzo innocente che veniva trascinato all’Inferno, qualcuno passò per quel vicolo maledetto. Nessuno la notava, era una figura minuta che sembrava compattarsi al resto della folla: cappottino lungo e grigio, cappello calcato sul viso nel quale erano raccolti i capelli e gli occhi nascosti da un paio di occhiali da sole enormi. Quello sarebbe potuto sembrare strano, ma nessuno si soffermava troppo con lo sguardo su quell’aspetto bizzarro. Tuttavia quella persona che sembrava così insignificante annusò l’aria passando di lì e sentì l’inconfondibile odore di zolfo. Borbottò qualcosa tra sé e abbandonò la strada illuminata, per avvicinarsi alla panchina. Passò le dita sul legno. Niente. Abbassò giusto un po’ sul naso, tipicamente francese, gli occhiali scuri per vedere meglio sotto alle fronde di quell’albero.
-Ah-ah!- esclamò soddisfatta. Aveva trovato il segno. Un cerchio di terra bruciata, poco distante da lì. Tutt’intorno l’erba era verde, solo lì no. Non aveva il coraggio di toccare quella parte: non si fidava mai troppo dei passaggi demoniaci, potevano essere aperti anche se non lo sembravano. E lei preferiva non ritrovarsi con un braccio putrido o incandescente che usciva da lì e la tirava giù. No, grazie, non faceva per lei. Rapidamente tirò fuori da uno dei tasconi del cappotto il suo I-phone, con il quale ottenne una foto piuttosto nitida del punto interessato. Riposto quello, tirò fuori una bustina di sale, una delle tante che si portava appresso, e con esso disegnò una croce sopra al cerchio d’erba bruciata. Mentre compiva questo procedimento con attenzione, sussurrò:
-Crux sancta sit mihi lux, non draco sit mihi dux. Vade retro satana, numquam suade mihi vana-. Dopo aver ripetuto a memoria quelle frasi per tre volte si allontanò furtiva, sistemando di nuovo gli occhiali scuri al loro posto. Prima di abbandonare quel luogo, era sola e non del tutto armata, per cui cominciava ad avere paura, vide brillare qualcosa in lontananza. Si guardò intorno. Nessuna presenza maligna in vista, a quanto pareva. Prese coraggio e si avvicinò, chinandosi a raccogliere la fonte di quel bagliore. Una collana. Già prima di toccarla ebbe come la sensazione di sapere che era collegata a quello che era successo quella sera. Quando la prese in mano un turbine d’immagini esplose nella sua testa, ma lei fu più veloce e ficcò subito in tasca la collana. Senza più esitazioni, corse verso casa, aspettando che a ogni incrocio saltasse fuori qualcosa che la trascinasse all’Inferno a fare compagnia al disgraziato di turno. Quando arrivò a casa, relativamente sana e salva, senza contare gli insulti di quelli a cui era andata addosso lungo la sua folle fuga e il sudore che sentiva colare da tutte le parti, fu subito accolta da una voce familiare.
-Che diavolo ti è successo?-

Pareri, please!


giovedì 7 giugno 2012

Quanto non mi va

Di fare la recensione e di andare domani a scuola a beccarmi i gavettoni. Di riprendere in mano quello che sto scrivendo, perchè ora che è finita la scuola non ho più scuse. So andando verso uno stadio di trasformazione completa nella quale diventerò una cicciona sudata che si gira e rigira nel letto, e non è questo il mio programma. Quindi è meglio che comincio a fare qualcosa. 
La chimera di Praga di Laini Taylor, cominciamo da questo.
Karou è una persona speciale. Ha dei capelli naturalmente blu splendenti come seta e una filigrana di tatuaggi su tutto il corpo. E' di casa nei vicoli più stretti di Praga come nei caotici mercati di Marrakech. Ma Karou ha un segreto. A volte scompare per giorni e nessuno sa dove. E nemmeno lei sa quale si la sua origine. Fino a quando un giorno sulle porte non appaiono delle grandi impronte nere. Delle sconosciute figure alate le imprimono nel legno e nel ferro. Una di loro incontra Karou e da inizio a una travolgente passione. Alla fine Karou scoprirà di sé più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Devo dirlo, è fantastico. Ho cominciato a leggerlo anche per la copertina, perchè le mie idee riguardo alla vecchiaia sono queste: quando i miei capelli non saranno più del loro rosso naturale che non si può ottenere con le tinte, le mie scelte variano dal rosa chiaro all'azzurro-blu. Tuttavia l'ho finito con un subbuglio di emozioni nel cuore per tutto ciò che mi aveva fatto pensare, non solo per l'ambientazione (adesso devo pure andare a Praga, deve essere una città adatta a me) ma fra angeli e finti vampiri che si credono il centro del mondo ha uno spirito tutto suo questo romanzo. E la protagonista è di tutto rispetto, mica una ragazzina melensa!!!
Ora passiamo a Muses, che invece mi ha un pò deluso, nonostante la copertina. 
Quando scappa da Roma diretta a Londra, coperta di tatuaggi e piercing, Alice sente che la sua vita potrebbe cambiare per sempre. Ha appena scoperto di essere stata adottata, ma per lei questa notizia è quasi un sollievo. Cresciuta con un padre violento e una madre incapace di esprimere il proprio affetto, ora Alice deve scoprire le sue radici e l'eredità che le ha lasciato la sua vera famiglia. Decisa, risoluta, ribelle, è una violinista esperta ed è dotata di una voce straordinaria. Ed è proprio questa voce a guidarla verso la verità: le antiche nove Muse, le dee ispiratrici degli esseri umani, non si sono mai estinte. Camminano ancora tra noi. I loro poteri si sono evoluti. E Alice è una di loro. La più potente. La più indifesa. La più desiderata da chi vorrebbe sfruttarne gli sconfinati poteri per guidare gli uomini, forzarli se necessario, fino alle conseguenze più estreme. Ma un dono così può scatenare l'inferno. E sta per accadere.
Sarà che sono un tipo da happy-end o comunque non mi piace leggere di particolari violenze nè di problemi vari che si trovano in questo romanzo che la lettura non mi ha particolarmente entusiasmata. A un certo punto ho proprio perso il filo e sono tornata indietro per capirci qualcosa. Non che sia scritto male, anzi, ma credo che dipenda dai gusti.
E in tutto questo casino a me viene voglia di nuovo dopo ANNI di scrivere qualcosa a proposito dei vampiri... Che ne dite, il fenomeno Twilight è finito???

sabato 2 giugno 2012

Somebody helps me!!!

Diciamolo, ho abbandonato questo blog per la scuola. E per la mia maggiore età. In realtà, da quando ho varcato le soglie dei 18, la sensazione che predomina è: "Adesso prendo una cavolo di arma, un bazooka magari, e ti faccio fuori!!!".
Quindi scusate l'assenza. Tra un settimana sarà tutto finito e tornerò in me. Mi dispiace che l'immagine si veda piccolissima, ma altrimenti è troppo sgranata. Perdono.